Nel territorio a sud dell’abitato di Gioia del Colle, lungo i confini con la provincia di Taranto, millenni di attività pastorale, modificando l’originaria vegetazione boschiva, hanno prodotto grandi distese di pascolo, dove il bianco-grigiastro della pietra calcarea è il colore che domina in ogni stagione, appena stemperato dal verde dell’erba nei mesi piovosi e dal giallo del secco in quelli asciutti. Si tratta di un paesaggio di grande suggestione e bellezza nella sua severità e semplicità, è il paesaggio dei pascoli steppici della murgia.
Si leggono ancora sul terreno le affascinanti tracce degli allineamenti di pietre, dei recinti e dei sepolcri a tumulo di pastori seminomadi insediate in quest’area a partire dalla metà del secondo millennio a.C.
Accanto a questi resti ci sono i ruderi degli ovili, di età più recente, chiamati jazzi, che ci parlano di tecniche di allevamento evolutesi nel tempo e della trasformazione della pastorizia che, in origine seminomade, divenne poi transumante, quando a spostarsi con le greggi non era più l’intera comunità ma il solo pastore con gli armenti.