Queste geniali costruzioni sono la sintesi architettonica tra un muro a secco e una falsa volta fatta di lastre in pietra (chianche e chiancarelle) disposte a filari aggettanti: un modo arcaico di costruire che richiama alla mente le tholoi della civiltà micenea o i nuraghi sardi, tradotto nella forma più semplice ed elegante che la tipologia costruttiva potesse consentire, sia in forma singola che raggruppati.
Il loro particolare modello costruttivo li rendeva adatti alle richieste di un’agricoltura di gran lunga meno intensiva ed esigente di quella praticata oggi, disponendoli ad essere utilizzati come abitazioni, ricoveri temporanei, stalle, depositi e fienili.
Per quanto riguarda l’uso abitativo, i trulli permettevano grazie alla facilità di aggiunta modulare di nuovi coni, di calibrare le dimensioni della casa alle eventuali accresciute esigenze familiari; inoltre la loro struttura garantiva all’interno una temperatura confortevole sia in inverno che in estate.
L’aggregazione di trulli che costituisce quasi interamente il centro storico di Alberobello rappresenta un’eccezione urbanistica, legata alla particolare gestione feudale di quel territorio ed è un caso unico, il cui valore è stato riconosciuto anche dalla Comunità Internazionale (UNESCO).